Il curriculum dello studente, i voti al carattere e i test INVALSI

Sbaglia, afferma Giorgio Vittadini in due recenti editoriali, chi pensa che il nuovo curriculum dello studente rappresenti solo “un ulteriore pezzo di carta”. Si tratta, in realtà, “di una piccola rivoluzione”, di un “seme destinato a produrre preziosi frutti in futuro”: finalmente ”alla Maturità il voto al carattere”, ovvero la prima formalizzazione e il primo riconoscimento in ambito scolastico delle character skills, qualità come l’auto-controllo, la perseveranza, l’ottimismo, la resilienza. Del curriculum dello studente sono stati già discussi i tanti aspetti problematici, ma Vittadini qui solleva un punto differente. Pone l’attenzione sulle attitudini, sui tratti del “carattere” degli studenti e li mette in relazione al raggiungimento di obiettivi e prestazioni a breve termine. Ci informa che: “all’incremento di un punto nella stabilità interiore ..corrisponde un aumento di 12 punti sul voto Invalsi”; che “la mancanza di responsabilità per i propri risultati, al contrario, corrisponde ad un incremento di 5 volte in negativo sul voto Invalsi”. Il “voto INVALSI” di cui ci parla è l’esito dei test standardizzati che oggi certificano le competenze individuali di tutti gli studenti italiani, che dovrebbero rientrare in una specifica sezione del curriculum dello studente. Tutto si tiene, dunque. Chi ha fede nelle misurazioni standardizzate delle competenze individuali svolte dall’istituto INVALSI, può evidentemente credere di matematizzare e misurare anche ogni caratteristica dell’umano, per poi metterla in relazione con prestazioni cognitive o interventi educativi. Se può sembrare accettabile l’idea che la scuola debba mirare all’emancipazione culturale e alla maturazione dello studente inteso come persona, nella sua complessità, qui si tratta di un’operazione diversa e molto pericolosa. Si tratta di pre-definire e pre-figurare le caratteristiche dello studente “vincente”, che dovranno poi essere oggetto di interventi educativi, oltre che supportati da certificazioni di varia natura. Ecco che allora il curriculum diventa anche qualcos’altro: un “Certificato del buon cittadino”, che accerta il suo grado di docilità agli interventi e alle sollecitazioni sistemiche del modello economico sociale in cui è chiamato ad inserirsi. (Leggi)