A che punto siamo con l'autonomia differenziata?

La sensazione è quella di essere arrivati alla resa dei conti. Il Ministro Boccia preme per inserire l’approvazione della legge quadro che dà avvio alle procedure di intesa delle singole regioni nel disegno di legge di bilancio. Nessun dibattito parlamentare, approvazione rapida, probabilmente con voto di fiducia, firma delle intese già nel mese di gennaio. Forse prima delle prossime elezioni regionali in Emilia Romagna. Mentre la maggioranza sembra dividersi sull’opportunità di accelerare, Boccia parla addirittura di “cintura di sicurezza per il sud”. Eppure nel disegno di legge non c’è traccia di “sicurezza”: l’autonomia differenziata può partire senza archiviare le bozze e le richieste precedenti da parte di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna (ad oggi ancora rivendicate dai governatori)? Senza la definizione di Livelli Essenziali delle Prestazioni nè meccanismi perequativi? Senza che siano esplicite le funzioni (non le materie) che le regioni pretendono di gestire e chiariti i loro modi di finanziamento? Intanto tra i governatori del Nord si canta già vittoria per aver sbaragliato ogni resistenza ad un progetto che nemmeno col precedente governo, a trazione lega, si era riusciti a condurre in porto. “Avete notato che non c’è più un grillino che parla male dell’autonomia? [..] Dove son finiti? Stiamo parlando delle stesse cose di prima. Dove sono finiti?”, dichiara Zaia a Venezia dopo l’incontro col ministro per gli affari regionali. L’accordo tra Boccia e i presidenti di regione sulla nuova legge quadro sembra chiarire la linea di governo: più che una soluzione che accontenta tutti, il gioco delle tre carte. (leggi)