L'insostenibile educazione alla sostenibilità del Ministro Fioramonti

Il New York Times, il World Economic Forum, la CNN parlano di noi. L’Italia sarà il primo paese al mondo a rendere obbligatoria l’educazione ambientale e alla sostenibilità. “Il MIUR ha elaborato un modello innovativo di educazione civica, che prevede che il cittadino responsabile sia un cittadino sostenibile [..] ”, dichiara il Ministro Fioramonti, aggiungendo che molte discipline tradizionali saranno affrontate “in una prospettiva di sviluppo sostenibile”. Di che si tratta? ll riferimento sembra essere la recente legge che istituisce nel primo e secondo ciclo l’insegnamento trasversale di educazione civica. A leggere i contenuti della “nuova educazione civica”, però, l’educazione ambientale è solo una goccia nel mare magnum tra quelli previsti. 33 ore a curricolo vigente, trasversali a tutte le discipline, con tanto di voto in pagella (attribuito da un coordinatore, che svolgerà il suo lavoro a titolo gratuito) su un elenco disarmante di temi che spaziano dalla Costituzione all’educazione stradale, dalle istituzioni europee alla protezione civile, dalla storia della bandiera al contrasto alle mafie, dalle politiche sulla sicurezza dei dati alla storia dell’inno nazionale. Ecco che “matematica e fisica insegnate in prospettiva sostenibile” acquistano un senso: una sommaria divulgazione su temi di attualità o argomenti scientifici di ultima generazione. Dalle biomasse ai frattali, dal caos deterministico al bilancio energetico terrestre. Insomma, “brevi cenni sull’Universo”. Si sfuma piano piano verso quella che i documenti ufficiali chiamano didattica interdisciplinare e collaborativa, ma che nelle effettive condizioni materiali di lavoro quotidiano diventa realisticamente una divulgazione più o meno generosa e sensata. Il nuovo colloquio dell’esame di Stato – e i corsi di formazione ad esso dedicati – ne sono la prova: dalla Shoah in storia all’elettrificazione in fisica agli OGM in scienze è questione di un attimo. Non si tratta di discutere o negare che il sapere o la conoscenza siano per propria natura interdisciplinari. Qui non si sta parlando “del sapere”, ma delle premesse e dei fondamenti di quel “sapere”, che resteranno tanto più avventurosi e sommari quanto più fragile sarà il contesto in cui si lavora. Prima di ogni cosa, su questo il nuovo ministro potrebbe fare una riflessione. La sua proposta innovativa di educazione civico-ambientale-ecologico-costituzionale è poco sostenibile. (continua a leggere)